AFRICA MENO CONOSCIUTA
ERITREA E ISOLE DAHLAK MAR ROSSO (Articolo e testo di Kanaga Africa Tours)
L’Eritrea affascina per atmosfere e suggestioni, e per la sua capacità di raccontare un passato ricco di storia, che spazia dalle antiche civiltà che nei secoli hanno dominato il bacino del Mar Rosso, fino ai retaggi di un più recente trascorso coloniale dove l’italianità è ancora tangibile e il viaggiatore si sente accolto e coccolato da una popolazione piacevolmente aperta e disponibile.
Alla ricchezza etnografica, con nove differenti etnie, ciascuna con la propria lingua, religione e tradizioni, fa il paio una grande eterogeneità morfologica, ambientale e climatica che si può toccare con mano percorrendo i 115 km della spettacolare strada panoramica che, superando un dislivello di 2.300 metri, collega la torrida e affascinante città portuale di Massawa all’incantevole Asmara.
Se Asmara è il volto “italiano” degli altipiani, roccaforte di un’anima tigrina, e Massawa il gioiello ottomano, di antiche discendenze arabo-islamiche arrivate sulla costa con le rotte marittime secolari, il cuore palpitante dell’Eritrea più profonda, spaccato dell’entroterra rurale, è la città di Keren e i suoi variopinti mercati, nella regione Tigré.
Adagiata su un bassopiano centro-settentrionale, Keren rappresenta uno degli affreschi etnografici più suggestivi dell’Eritrea pastorale, dove si incontrano genti nomadi o semi-nomadi e agricoltori stanziali: Afar, Tigrini, Bilen e Tigrè, i “padroni di casa”. Un campionario vivace, che si riscontra anche in un variegato miscuglio di edifici architettonici, tra moschee, chiese, costruzioni coloniali e villaggi tradizionali di tukul,a preludio di questa cittadina che appare tra una vegetazione tipicamente “sudanese”, puntellata di baobab e acacie.
Gli altipiani dell’Abissinia “italiana” sono storicamente la roccaforte del popolo Tigrino che nel corso dei secoli si rifugiò sulle alture per preservare i propri riti copti dall’avanzare dell’Islam. Man mano che si ridiscende a valle, cambiando la morfologia paesaggistica, cambiano anche le tradizioni e i popoli.
Lasciandosi i bassopiani fertili alle spalle e le savane rurali puntellate di tukul, scrigno di una variopinta cultura pastorale, di genti Tigré e Bilen, in prevalenza pastori musulmani e agricoltori copti, si entra nella regione costiera, da millenni teatro di rotte commerciali e profonde influenze arabo-ottomane e ci si imbatte nei caratteristici accampamenti Rashaida. Questa minoranza fu l’ultima a migrare in Eritrea nel XIX secolo dalla Penisola Arabica e oggi può essere considerata l’unica cultura eritrea interamente nomade e di lingua araba. Tra le loro tende scure di pelo di cammello (zeribe) e i tappeti colorati, i Rashaida, antichi pirati del mare e predoni del deserto, conducono una vita essenziale, spostandosi con le loro mandrie seguendo la ciclicità dei pascoli
Gemma preziosa di questo paese è l’arcipelago delle isole Dahlak, il cui ambiente marino è considerato tra i più belli al mondo. Un microcosmo tutt’oggi incontaminato fatto di acque trasparenti, spiagge bianche e coloratissime barriere coralline.
Vi piacerebbe conoscere questa splendida destinazione? Immergervi in un caleidoscopio di immagini scoprendo popolazione, cultura, paesaggi inediti ed indimenticabili? SCARICA IL PROGRAMMA VIAGGIO